Apologia della famiglia

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Nel corso della storia umana nessuna formazione sociale ha avuto una diffusione anche solo paragonabile a quella della famiglia: seppur in forme differenti, infatti, essa è presente in ogni cultura, in ogni tempo e in ogni luogo toccato dall’homo sapiens sapiens. Quali fondamenta innegabili vi sono il legame fra un padre ed una madre ed il vincolo di sangue fra i genitori e i figli. A questa “famiglia nucleare”, inevitabile, si sono aggiunti quali membri altri elementi: ora la servitù, come nel caso della familia romana, ora parenti lontani, ad esempio nelle famiglie del Mezzogiorno. Anche la natura del legame frai genitori può variare, assumendo la forma di relazione affettiva, giuridico-sociale o utilitaristica.
Ciò che, però, accomuna ogni famiglia è il fine riproduttivo: proprio l’ambito familiare è ideale per far nascere e crescere nuovi individui che continueranno la specie umana. È dunque logico che presso ogni nazione si sia prodotta una qualche forma di contratto nuziale, perché fossero preservate la stabilità e la sicurezza sociale della continuità riproduttiva. Il contratto matrimoniale, ossia il matrimonio civile, non è, perciò, finalizzato a soddisfare una qualche esigenza spirituale o affettiva dei coniugi, bensì ad assicurare allo Stato e alla comunità civile una base sicura su cui porre uno sviluppo umano completo.
Priva di senso appare, dunque, l’attuale pretesa di estendere ad unioni naturalmente e necessariamente infeconde la possibilità di contrarre matrimonio civile, poiché esse non apporterebbero maggiore sicurezza sociale, né sarebbero un’efficace soluzione ad eventuali problemi di calo demografico. Altrettanto infondata è l’opinione per cui tali “famiglie” potrebbero essere per lo meno dei validi surrogati cui affidare gli orfani. Già sono chiare le influenze negative sulla psiche dei figli di separati o divorziati, cresciuti de facto in famiglie monogenitoriali: per uno sviluppo umano completo è, infatti, necessario che nella vita del bambino siano presenti figure sia maschili, sia femminili.
Nell’Antica Grecia, dove la sodomia era assai diffusa anche in forme che oggi verrebbero a buon diritto riconosciute come pedofilia, la finalità riproduttiva dell’unione nuziale era ben chiara: mai nessuno propose di equiparare i due tipi di relazione. Anche nell’Urbe ellenizzata ad una diffusione di tali rapporti non corrispose alcun riconoscimento giuridico. Chi si vuole assumere oggi la responsabilità di immolare sull’altare dell’egoismo e della farsa il diritto innegabile di ogni uomo a nascere e crescere in un ambiente autenticamente formativo -quale è la famiglia naturale-, sia anche pronto dinanzi ai posteri ad assumersi la colpa di aver distrutto l’uomo nelle sue fondamenta.
D’altro canto, negli ultimi decenni abbiamo assistito ad un sistematico tentativo di dissoluzione della famiglia in ogni campo: l’introduzione del divorzio ha minato l’indissolubilità matrimoniale e, conseguentemente, la stabilità sociale. La diffusione della convivenza more uxorio e il progressivo riconoscimento di alcuni diritti alle coppie di fatto hanno quasi reso il matrimonio civile un’inutile scartoffia. I mass media hanno importato ed imposto modelli familiari e sociali deteriori. La famiglia quale luogo esclusivo d’intimità ed affetto è stata derisa, attaccata e violentata dalla diffusione di una sessualità libertina, impoverita di qualunque aspetto che non sia il mero piacere carnale.

Valerio Pace (4D)

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