Celeste: un viaggio alla scoperta dell’identità di genere

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foto articolo tuguiCeleste, pubblicato nel 2018 e con un’espansione gratuita aggiunta l’anno dopo, è un videogioco indipendente creato dalla canadese Madeline Thorson.

Maddy, sviluppatrice e fondatrice dello studio Matt Makes Games nel 2013, che sei anni più tardi diventa l’EXOK Games, oggi ha trentaquattro anni, ma fin da quando ne aveva quattordici si è dilettata nella programmazione di videogiochi, tra i quali, appunto, Celeste, o ancora Towerfall Ascension.

Maddy è conosciuta per le meccaniche complicate presenti nelle sue creazioni, e la sua ultima fatica lo conferma. Oltre ad essere difficile e stimolante, tuttavia, il gioco ha anche una profondità psicologica e introspettiva: la protagonista è Madeline, una giovane donna dai capelli rosso acceso che decide di intraprendere la scalata del Celeste, monte realmente esistente sull’isola di Vancouver dal quale il gioco prende il nome, per affrontare le sue paure e la sua depressione.

Durante il viaggio, Madeline deve affrontare una serie di ostacoli che lo stesso monte, definito “uno strano posto” da un’anziana signora che abita alle sue pendici, le pone davanti. La difficoltà più grande per lei sarà quella posta dal suo Doppelgänger, uscito da uno specchio presente nelle rovine della montagna: un alter ego che la perseguiterà durante tutta la scalata e con il quale dovrà fare i conti prima di riuscire a terminare l’impresa. Un’altra sfida sarà quella di dover salvare Theo, un ragazzo incontrato ai piedi del monte, che più avanti nella storia viene intrappolato dentro ad un altro specchio, posto nel tempio della montagna. La scalata, quindi, si rivelerà per la protagonista una fatica sia fisica che mentale, durante la quale imparerà a gestire gli attacchi di panico, a non arrendersi di fronte alle avversità della vita, ma anche ad accettare il suo lato più nascosto, cioè la sua depressione e, indirettamente, anche la sua identità di genere, con cui fa fatica a scendere a patti e che cerca di reprimere. La Thorson ha poi rivelato che il personaggio da lei ideato è transgender, anche se durante la sua creazione non se ne fosse ancora resa conto. Forse perché il personaggio, in realtà, non faceva altro che riflettere la presa di coscienza dell’autrice contemporanea all’atto creativo, accettata però solo dopo la pubblicazione del videogioco. Non è un caso quindi che la protagonista del gioco e la sua creatrice portino lo stesso nome e che entrambe provino disforia di genere.

Sono stati in molti, sui social, a porre alla game developer domande riguardo all’identità del suo personaggio, mai esplicitata nel videogioco. A queste ha risposto che il suo team ha voluto tenere la cosa velata perché anche “Madeline” ha diritto alla privacy. Il fatto che sia transgender non è rilevante, perché è un essere umano esattamente come tutti gli altri. Inoltre, il team di EXOK Games ha pensato che dei piccoli indizi sulla sua identità all’interno del gioco sarebbero stati più appropriati rispetto ad una rivelazione ufficiale. 

“Dal nostro punto di vista – ha scritto Maddy su Medium.com – la decisione giusta era una semplice allusione, un cenno del capo a tutti coloro che lo avevano capito, che permettesse loro di discutere di come si identificano con Madeline più apertamente, ma senza lo spettacolo di un coming out”.

Questo tipo di rappresentazione nel mondo dei videogame, del cinema, dei libri e della TV è di estrema importanza, perché oltre a permettere alle minoranze rappresentate di sapere di non essere sole, può essere un mezzo per sensibilizzare un vasto pubblico.

Rebecca Tugui

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