La scuola? Un percorso stimolante?

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immagine-scuolaA cosa serve la scuola? Sono varie le risposte a questa domanda. Quella proposta in questo articolo è solo una delle tante opzioni. La scuola deve insegnare. Che cosa? Essa offre la possibilità di ampliare la cultura e le conoscenze dello studente. Certamente questo è il suo scopo ma ritengo che non sia sufficiente. Prima di tutto ha la funzione di creare l’individuo, di accoglierlo quando è bambino e farlo uscire da uomo adulto.
Il primo step è costituito dalle elementari che hanno un’importanza immensa in quanto è il primo tuffo dell’innocente bimbo nel mondo reale, pieno di difficoltà. Queste devono imprimere i valori fondamentali che in questa società spesso vanno perduti: solidarietà, comprensione, amore, generosità, giustizia e come questi molti altri. Questo è il primo e più importante passo per migliorare un mondo in marcia verso la decadenza.
La tappa intermediaria è la scuola media: periodo in cui l’ormai ragazzino si confronta coi coetanei creando importanti relazioni di amicizia con esse e in cui cominciano a prendere le prime decisioni piccole da soli. In questa fase la scuola deve riproporre quei valori fondamentali e a questi affiancare una cultura generale delle varie discipline trattate.
Inoltre deve anche incentivare gli alunni a cooperare. La cooperazione è un punto che necessita di qualche approfondimento: con essa s’intende la capacità degli studenti di lavorare gli uni con gli altri. Ciò non è facile poiché spesso accade che i più “scansa fatiche” si appoggiano ai più ” diligenti” cominciando così il processo di “addormentamento del cervello”. Quest’ultimo è un fenomeno molto diffuso soprattutto in Italia. Coloro che sin da piccoli non hanno confidato nelle loro capacità si sono abituati ad appoggiarsi ad altri, giungendo al punto in cui il cervello si “spegne” non riuscendo così né a studiare in modo efficiente nè a crearsi un pensiero che non sia appoggiato o proposto da altri. Le medie hanno dunque il ruolo di offrire un metodo di studio all’alunno assicurandosi che esso prosegua nella maniera giusta, sfruttando tutta la sua intelligenza e non solo metà di essa.
Penultima tappa del percorso di studio è il liceo. In questa fase il giovane ottiene una cultura generale che varia dalla matematica alla letteratura italiana.
Il suo compito è quello di lasciarsi coinvolgere senza alcuna resistenza da ogni disciplina per poi stabilire, in seguito a determinati approfondimenti, quali sono davvero i suoi interessi e quali no. Nel percorso di cinque anni egli deve cominciare a indirizzare il suo futuro in un determinato ambito. Il liceo è la fase di mezzo: da un lato vede alcuni professori che hanno ancora la funzione di guida, dall’altro si trovano già soli davanti a nuovi interrogativi. Molti cominciano a porsi domande come: “cosa farò nella vita?”, ” qual’è il mio fine?” “qual’è la mia passione?” ” sarò in grado a concludere gli studi?” “quanto si complicheranno le cose man mano che si va avanti?”. Nessuno può rispondere a queste domande ed anche se qualcuno ci riuscisse non sarebbe di alcuna utilità poiché per ogni individua la risposta varia. Lo scopo del liceo dovrebbe essere quello di aiutare a rispondere a queste domande. In che modo? Dandogli spunti su cui riflettere e meditare. Solo in questo modo può nascere la passione per una determinata materia. Il liceo dovrebbe riuscire a sollecitare la curiosità dell’alunno poiché senza di essa lo studio perde quasi ogni suo significato. Nei miei ormai lontani anni di liceo poche sono state le lezioni che, una volta concluse, mi hanno lasciato quel centinaio di domande in testa, ognuna che combatteva per prevalere sull’altra, sfociando poi, in un’irrefrenabile voglia di sapere e di conoscere di più.
Proprio questo dovrebbe essere lo spirito di ogni studente: sapere, capire, inventare, sbagliare e conoscere. Proprio questo è lo spirito che spesso viene a mancare nei licei italiani.
Ci sarebbe molto da aggiungere anche sull’ultima e definitiva tappa del percorso:l’Università.
Dopo di questa infatti non c’è altro che l’immenso mondo del lavoro: oceano governato dagli squali.

N.B: Questi ultimi due argomenti verranno approfonditi sul prossimo numero.

Eleonora Camerone (5B)

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