L’avventura di Diana

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C’era una volta in un paese molto lontano una bambina di nome Diana. Lei ogni giorno andava a scuola, tornava a casa, studiava, faceva i compiti e poi andava ai giardinetti sotto casa sua a giocare con i suoi amici. Era una bambina molto gentile, generosa e amichevole.

Un giorno, dopo aver studiato e fatto i compiti, andò come sempre ai giardinetti, dove incontrò una bambina seduta su una panchina, era molto triste e piangeva. Diana, dispiaciuta, andò a sedersi di fianco a lei. Le chiese che cosa avesse, perché stesse piangendo, ma dopo un po’ di silenzio la bimba che piangeva rispose e le disse tutto quello che le era capitato. Diana dalla tristezza si mise a piangere, e mentre piangeva l’altra bambina, che si chiamava Emma e voleva stare da sola, scappò nel bosco, ma Diana non era né cieca né sorda, perciò vide dove scappò.

Ad un certo punto Emma si fermò per la stanchezza, e mentre Diana avanzava verso di lei, Emma si accorse che non poteva andare avanti e continuare a correre, perché era rinchiusa tra le rocce.

Quando Diana arrivò da lei, le chiese se voleva giocare con lei al parco giochi.

Emma era stufa, più triste e imbronciata di prima, insomma, si era proprio arrabbiata. Dunque scappò di nuovo, ma questa volta Diana non la ritrovò più e non ritrovò neanche la strada per tornare a casa sua in città. Pianse, pianse e poi si avventurò nel bosco.

Era da giorni che non riusciva a trovare la strada per tornare a casa sua, aveva fame, sonno, tristezza nostalgia di casa e molte altre cose; mentre la furbetta di Emma era a casa che si scaldava sotto le coperte, nel buio della notte.

Diana, durante quella notte, però, si spaventò molto più di tutte le altre notti perché scoppiò un temporale e sentì versi di animali feroci. In realtà non erano animali feroci, ma era il mostro del Bosco Rospo, conosciuto al mondo per essere il mostro più terrificante di tutto l’Universo.

Allora si nascose, poi corse per riuscire a scappare e a nascondersi dal cattivo Mostro del Bosco Rospo. Non aveva la più pallida idea di dove fosse, perciò camminò verso la strada che credeva fosse più sicura.

Dopo lunghe ore di cammino alla ricerca di un sentiero, trovò una stradina che la portò in una caverna. Ma lei non voleva entrarci perché fuori dalla caverna c’erano strisce di sangue e scheletri di persone morte già da molto tempo. Allora in silenzio tornò indietro e incontrò sette cacciatori. Si fidò di loro per farsi dire la strada giusta per tornare a casa. Intanto la stanchezza aumentava. Quando uscì dal bosco capì che era il parco giochi fatto a labirinto. Così si calmò e capì che il Mostro del Bosco Rospo era il mostro del parco giochi.

Ci vollero solo quattro minuti per tornare a casa. Quando poi arrivò, la madre e il padre erano in sala pranzo con i nonni, tutti avevano la faccia preoccupata, ma quando la videro si sorpresero perché era riuscita a tornare a casa da sola. Così la abbracciarono tutti e le chiesero cosa fosse successo. Lei si lavò, mangiò e poi andò a dormire sotto le sue calde coperte. Diede la buona notte ai genitori e ai nonni e infine si addormentò e sognò molte cose belle.

Beatrice Sulis (una piccola redattrice della scuola primaria)

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