Una scuola chiamata Utopia

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scuola_utopiaQuando eravamo piccoli ci chiedevano di immaginare la scuola dei nostri desideri. E noi sognavamo pastelli colorati, parchi e tanta ricreazione. Poi ce l’hanno richiesto qualche anno dopo. E noi sognavamo ginnastica, musica e magari azzardavamo scienze naturali. Ora ce lo chiedono per un’ultima volta. E noi sogniamo una scuola che non ci faccia stare alzati fino all’una di notte. Perché ammettiamolo, essere degli studenti moderni è tutt’altro che facile. Soprattutto se siamo chiamati a studiare tutto. Per poi non imparare niente. Uno studente moderno deve, infatti, essere in grado di spaziare dalla fisica applicata alla filosofia presocratica. Passando per lingue morte, lingue vive, economia contemporanea e molto altro ancora. E come ci concede un anonimo su Twitter, “Ci fanno uscire da scuola sapendo la data della battaglia di Hastings e non come aprire una birra con un accendino”. Dormendo come minimo otto ore per notte; perché se no poi chi lo sente il dottore? Ma in questo scenario super impegnato, come si fa ad appassionarsi a qualcosa? Come si fa a dire “Ecco, ho capito cosa voglio fare tutti i giorni per il resto della mia vita”? Avere troppe scelte ci limita la visuale? Mamma e papà pretendono che per la fine del liceo abbiamo già la nostra esistenza programmata, e noi non sappiamo neanche decidere se ordinare una margherita o una quattro formaggi. Andiamo sul sito dell’università e ci troviamo di fronte un centinaio, per non essere realisti, di corsi di laurea fra cui scegliere e non sappiamo neanche da dove partire. Insomma si sapeva che la vita fosse fatta di scelte, ma quando ce ne sono troppe come si fa a trovare la propria strada?

Prendiamoci un momento per sognare ancora una volta il sistema scolastico perfetto. Cosa cambierebbe da quello odierno? Materie? L’approccio dei professori? Il numero di ore? In ogni caso, è una visione irrealizzabile. Non ci sono sistemi scolastici perfetti, tanto meno il nostro. La differenza è capire quale sia il più efficace, nel vero senso della parola. Ovvero quale riesca a stimolare gli alunni a trovare la propria strada in un mondo bello sì, ma anche decisamente vario. Anche perché se si parla di puro piacere del sapere, invece, siamo primi in classifica. Sarebbe bello poter sognare una scuola che non ci mortifichi se abbiamo ambizioni fuori dal comune. Una scuola che dia spazio alle visioni di un mondo più moderno. Una scuola che ci chieda di studiare per imparare, e non per fare bene il compito in classe. Che poi tempo venti secondi dalla consegna e ci dimentichiamo tutto. Una scuola che ci permetta di sviluppare i nostri interessi. Alcuni sostengono che dovremmo conformarci al famoso tipo di istruzione angloamericano. Come quando da piccini ci chiedevano se ci piacesse andare a scuola e noi urlavamo un “la odio” molto convito. Che se fosse stato per iscritto avrebbe avuto parecchi punti esclamativi. Sfatiamo due miti in un colpo solo. Andare a scuola è bello, imparare è un dono. Ma la didattica anglosassone non ha niente da invidiare alla nostra. Sono ai due poli più estremi. Gli studenti escono dall’istituzione superiore con un’istruzione che fa un po’ acqua da tutte le parti: troppe sono le lacune di genere scientifico. Per non parlare poi della grammatica inglese che non solo sembra data per scontata, ma anche vista come un tabù. Eppure c’è qualcosa nel loro sistema che permette ai ragazzi di restare al passo. Stiamo parlando della voglia di studiare. Una sconosciuta in Italia. Dove spesso non ci rendiamo conto che un adolescente trova la motivazione di preparare una verifica solo se è interessato nella materia. Dando loro le responsabilità di scegliere non solo cosa studiare, ma di scegliere il loro futuro aumenta il rendimento scolastico. È logica.

Prendiamoci un altro momento per immaginare una scuola che sia una via di mezzo fra queste. Con il livello all’italiana e la struttura all’americana. Cosa ne verrebbe fuori? Scuola dell’obbligo fino ai 16 anni. Fino al ginnasio una preparazione completa che ci dia un minimo di cultura generale. E poi gli ultimi tre anni si entra nel magico mondo dei percorsi personalizzati. Niente più licei con indirizzi. Letteratura italiana, matematica e inglese obbligatorie e la possibilità di scegliere altre materie per il puro piacere di imparare. Che se uno vuole studiare greco antico e cucina o sociologia e fisica quantistica possa farlo. Che non sia visto come un freak che non si conforma a dei modelli preconfezionati. Evitiamo i soliti luoghi comuni della serie “se ti piace leggere devi andare al classico” oppure “oddio ma sei stra bravo in matematica, vai allo scientifico vero?”. Insomma davvero una normalissima persona con la passione per la letteratura e un’innata propensione per il calcolo deve scervellarsi per capire dove studiare? Ebbene sì, quella che ne verrebbe fuori sarebbe una scuola moderna, una scuola che riconosce le diversità intellettuali. Ebbene sì, quella che ne verrebbe fuori sarebbe una scuola utopistica, chimerica e decisamente illusoria.

Ginevra Galliano (4B) – corrispondente dall’Australia

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