Il cetriolo

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bulgariaIn Bulgaria dominano i cetrioli. La terza B ha avuto occasione di scoprirlo durante lo scambio con questo paese un po’ matto dove i pasti vengono serviti sei volte al giorno. No, non i pasti normali seguiti dai relativi spuntini ma una via di mezzo tra un cenone di Natale e un pranzo di Pasqua. Rientrando nella categoria dei piatti ipercalorici, la cucina bulgara si adopera per far tornare il colesterolo ai normali livelli: come? Il cetriolo. Ogni piatto bulgaro che si rispetti, sia questo una zuppa, un’insalata, un secondo di carne o un dolce, contiene quantità esorbitanti di cetriolo. A rondelle, a julienne, a cubetti, frullato e spalmato sul pane o immerso nel succo di limone, perfino take-away. Perchè? Semplice, è light, è fresco, viene collegato al cibo sano e con le sue 12 calorie per 100 grammi lo si associa facilmente ad una perfetta prova costume…ma è tutta un’illusione. Solo un modo come un altro per far finta che la pancia da gestante che spunta sotto la maglietta non esista, che la nausea, il gonfiore e la voglia di esplodere siano solo un brutto sogno. Si chiama cibofobia, la terza B l’ha provata: arriva quando si mangia talmente tanto che la sola idea di nutrirsi ancora fa star male. Ma la terza B è una classe di pigroni, non come i Bulgari che, con le loro interminabili danze tradizionali, bruciano calorie a non finire. Saltano, urlano, battono mani e piedi al ritmo di canzoni dai toni allegri e dai ritmi energici: tutti conoscono i passi, perfino i bambini più piccoli. Chi poi dimostra un particolare talento può iscriversi all’Accademia Nazionale di Danza, a Sofia – una scuola statale – che ha offerto un’indimenticabile spettacolo agli studenti Italiani, dimostrando che l’Est Europeo merita i primi posti nelle discipline del balletto.
La Bulgaria è un paese fortemente legato alle tradizioni, coltivate dai giovani come dagli anziani, e non perde occasione di dimostrare come la sua forza sia dovuta anche a questo: una particolare unità, un sentimento che affonda le radici nella storia di questo paese, che si ritrova nelle piccole cose come un pranzo in famiglia o un bracciale bianco e rosso. Gli alberi ne sono pieni, sono il simbolo della fertilità della terra e della primavera: si donano ai propri cari e si indossano agli inizi di Marzo. Al primo segno della nuova stagione (una rondine, una cicogna, un albero in fiore) si appendono al ramo dell’albero più vicino o si posano sotto una pietra portando così fortuna per tutto l’anno: anche gli Italiani hanno voluto lasciare un segno appendendo il loro Marteniza – questo il nome dei bracciali – e credendo ad un po’ di “magia” Bulgara.
Durante una visita al Museo di Storia sono partiti alla scoperta dell’antica Tracia e della quantità esorbitante di reperti risalenti all’epoca della dominazione Ottomana. Del tempo speso al museo, nulla rimarrà più impresso nelle menti degli Italiani della guida, un’anziana signora che parlava inglese con un marcatissimo accento bulgaro e che, senza ombra di dubbio, possedeva polmoni bionici: la terza B lo può giurare, dall’inizio della spiegazione fino alla fine, non si è fermata a respirare nemmeno un istante, concludendo il giro del museo in un tempo sorprendente. Una visita molto, molto breve ma intensa, con una donna da guinness: la guida più veloce dell’Est.
Per i ragazzi è stato facile notare che, anche in Bulgaria, non mancano le influenze italiane, soprattutto per quanto riguarda l’ambiente musicale. La canzone italiana ha radici ben salde perfino nel popolo Bulgaro. Tra i più amati: Toto Cutugno, Albano e Adriano Celentano. Sì, forse sono rimasti a qualche decennio fa ma la terza B si è data da fare per aggiornare il loro repertorio cantando a squarciagola durante gli spostamenti in pullman.
L’esperienza in Bulgaria, al contrario di quanto molti possano pensare, è stata entusiasmante; non solo perché al cambio di moneta si guadagna il doppio, perché tutto costa la metà di quel che costa in Italia (compresi alcool e sigarette), ma soprattutto per il grande cuore che questa gente ha aperto ai ragazzi Italiani, donando tanto, forse anche troppo, cercando di strappare un sorriso anche nei momenti più improbabili. Tra chi sperava di restare ancora un po’ e chi in fondo aveva nostalgia dell’Italia, le lacrime versate in aeroporto hanno dimostrato che a tutti mancheranno i legami stretti in Bulgaria o, più semplicemente, svegliarsi al mattino e salutare con “Zdravei”.

Giorgia di Molfetta (3B)

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