Noi (ragazzi) al centro

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Noi (ragazzi) al centroQuante volte si parla o si sente parlare di diritti dei giovani?

Quante, però, non si conosce di preciso l’argomento in questione?

La nostra prima B ha avuto modo di saperne di più.

Lunedì 10 dicembre, con la prof.ssa Venturini, ci è stato possibile assistere online a parte della conferenza “Ragazzi al centro”, una delle tappe della serie di incontri di riflessione organizzati da AGIA in vista del trentennale della convenzione ONU sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, che cadrà il 20 novembre del prossimo anno.

Il tutto si è svolto a Roma, nel tempio di Adriano, e il collegamento via radio è stato possibile grazie a Radio Immaginaria, la radio degli adolescenti, un ente autogestito da ragazzi tra gli undici e i diciassette anni, di cui un nostro compagno di classe fa fortunatamente parte. L’incontro è stato guidato proprio dai giovani speaker di questa radio, che hanno condotto alcune interviste attraverso cui ci è stato possibile approfondire il tema dell’incontro.

Innanzitutto è stata presentata AGIA, l’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza. Si tratta di un’istituzione indipendente e a carattere monocratico, che dal 2016 fa capo al magistrato Filomena Albano, intervistata durante l’incontro. Venne istituita nel 2011 allo scopo di assicurare l’attuazione a pieno titolo, su tutto il territorio italiano, dei princìpi sanciti pochi anni prima in Italia dalla Convenzione sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza. Si compone inoltre di una consulta di ragazzi, che viene interpellata dai membri adulti prima di prendere decisioni sul loro futuro per conoscerne il parere.

Secondariamente sono stati intervistati i ragazzi del progetto ENYA, the European Network of Young Advisor, che è stata descritta come una struttura simile ad AGIA, ma organizzata su un più ampio livello europeo.

L’argomento chiave dell’incontro era l’Articolo 12 della Convenzione Onu, che dichiara che ogni ragazzo ha il diritto di essere preso in considerazione su ciò che lo riguarda. Come classe spettatrice all’incontro ci è stato permesso di rivolgere una domanda alla dottoressa Albano e ne abbiamo approfittato per toccare un tema che probabilmente era caro a molti dei presenti: “come fa un giovane a far valere la sua idea senza che venga considerata soltanto l’idea di un ragazzino?” La discussione si è incentrata in poco tempo su come sia possibile mettere in pratica in modo proficuo il principio dell’articolo.

La risposta ci è giunta da più voci, tutte concordi. La garante Filomena Albano si è espressa per prima e ha dichiarato che per mettere in atto l’articolo si debba partire dall’ascolto e dal coinvolgimento dei ragazzi. Sono esempi di ascolto anche fatti apparentemente di scarso valore, come la creazione dello spot di presentazione dell’incontro, partito dalle idee di bambini delle Elementari. Interpellati sull’argomento, i bambini hanno nominato e definito così l’esistenza di alcuni diritti considerati “nuovi”, mai citati prima d’ora, come il diritto alla lentezza (non essere oberati di impegni, ma liberi di giocare con calma), o al sogno. Visitare una comunità d’accoglienza o una casa famiglia è un altro modo di ascoltare i giovani, che permette di confrontarsi con coloro che vi abitano e capire davvero le loro necessità e volontà, per poterle difendere giuridicamente.

Tutti i ragazzi devono ricevere protezione, benessere e l’amore di una famiglia, essere inclusi e resi partecipi della vita della comunità. E riguardo alle prospettive dei ragazzi che vivono in periferie degradate? La risposta è giunta subito: in tali casi scattano procedure di raccomandazioni, dopo aver verificato le effettive criticità.

All’inizio dell’incontro, la garante ha proposto di osservare un minuto di silenzio in ricordo della recente tragedia avvenuta a Corinaldo, durante il concerto del rapper Sferaebbasta, in cui sono morti cinque ragazzi. Una strage che non è che l’esempio della mancanza di tutela dei giovani: uno dei diritti dei ragazzi, secondo la Albano, è anche quello di divertirsi in modo sicuro e la responsabilità è proprio degli adulti.

Un ulteriore, arricchente intervento è stato quello della lettura dell’inaspettata lettera del Presidente della Commissione Parlamentare per i Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, che si rammaricava di non poter essere presente per via di impegni improrogabili e richiamava l’importanza della scuola e della comunità educante nella tutela del minore, con un particolare riferimento alla famiglia come base fondamentale dell’educazione del giovane.

Ascoltare testimonianze così ricche su un tema cruciale come quello dei diritti dei giovani è stato di un’utilità inaspettata e ci ha permesso di riconoscerne l’importanza e la delicatezza. Perché venire ascoltati, educati, protetti, amati, aiutati in qualsiasi modo ci è dovuto, e siamo noi, alla fine, a doverci riconoscere in quei ragazzi di cui le persone intervistate in questa giornata stanno difendendo i diritti. Come giovani in crescita è quindi nostro dovere informarci per saperne sempre più di prima, ed è un privilegio assistere ad incontri di riflessione “a misura di giovane” come questo.

Irene Scali

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