Un burlone

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A Charles Baudelaire

 Esplosione dell’anno nuovo: brandelli di pirotecniche illusioni sull’asfalto calpestato da mille pneumatici,scintillante di vetri e di confetti, brulicante di bramosie recondite e facili disperazioni, delirio ufficiale d’un’olimpica città fatta per bruciare il cervello anche al più forte degli uomini solitari.

In mezzo a tutto quel roboante frastuono e quella angosciante euforia, una moto saettava sfavillante sotto la guida malferma di un improbabile centauro.

Quando fu costretta malvolentieri a cedere il passo a un gruppo di baldi giovani sghignazzanti, subito un giovane ben addobbato, verniciato, crudelmente pettinato, imprigionato in una veste argentata, s’inchinò cerimoniosamente davanti al prodigio di marchio giapponese e le disse, abbassandosi di poco gli ingobranti, non quanto inutili, occhiali da sole ”le auguro un anno prospero e felice!!”. Non dopo aver baciato la sgargiante carrozzeria,si rivolse ai suoi degni compari cercandone il consenso con un rozzo riso.

La rapida creazione, orgoglio dell’intelletto umano, sparì ruggendo tra la folla.

Quanto a me, fui subitamente invaso da incommensurabile rabbia contro quel magnifico imbecille, che mi parve concentrasse in sé tutto lo spirito d’Italia e del suo secolo nuovo.

 Liberamente tratto dal 4 poemetto dello “Spleen di Parigi”

 Nicola Forno (5B)

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