Wagner, l’esercito segreto di Putin

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È la notte tra il 12 e il 13 gennaio 2023 e la polizia norvegese arresta un giovane russo che tenta di attraversare illegalmente il confine. Interrogato, presenta una richiesta d’asilo accompagnata da dichiarazioni sconcertanti: non è un 26enne qualunque. Si chiama Andrey Medvedev ed è un ex ufficiale della Wagner, la temuta compagnia di mercenari al servizio di Putin. Medvedev è il primo ufficiale Wagner di cui i russi, tramite il capo della compagnia Yevgeny Prigožin, abbiano ammesso la diserzione. Alle autorità norvegesi, Andrey non ha solo parlato dei crimini commessi dai mercenari contro i nemici, ma anche di esecuzioni ai danni di soldati che si rifiutavano di combattere o che disobbedivano agli ordini. 

Nonostante però tutte le parole dette e tutto l’inchiostro versato sull’argomento, si sa ancora molto poco su questa milizia, dal momento che molte delle informazioni che la riguardano sono top secret. Una delle poche certezze che abbiamo è che nonostante si cerchi di farla passare come una compagnia militare privata e indipendente (quindi assoldabile da chiunque possa pagare) questa è in realtà un gruppo paramilitare al servizio del Ministro della Difesa russo. A supporto di questa ipotesi c’è il fatto che i mercenari russi abbiano spesso agito al posto della Russia in conflitti nei quali questa non ha voluto o potuto schierarsi. Insomma, il gruppo Wagner sembrerebbe una versione privata dell’esercito russo e, in quanto tale, con molta più libertà d’azione.

Procediamo tuttavia per gradi. La compagnia è legata principalmente a due uomini: Dmitrij Valer’evič Utkin, militare e imprenditore russo con simpatie neonaziste, fondatore del gruppo nel 2014, e il sopracitato Yevgeny Prigožin, oligarca molto vicino a Putin, che si ipotizza essere l’attuale proprietario della compagnia. L’ideologia estremista del fondatore del gruppo ha portato a molti paragoni con il battaglione ucraino Azov, anch’esso legato a movimenti politici di ispirazione nazifascista. Inoltre, proprio come il reparto ucraino, anche il gruppo Wagner ha fatto propri dei simboli riconducibili al nazismo. In primo luogo il nome stesso della compagnia, che è quello del compositore preferito di Hitler. In secondo luogo il teschio, che è il medesimo delle SS. Nonostante questo però, sembrerebbe che i mercenari non agiscano secondo una particolare ideologia politica.

La prima operazione risale al 2014 in Donbass, quando i primi duecentocinquanta uomini della compagnia vennero dislocati dopo l’annessione della Crimea. Da quel momento, il gruppo ha incrementato notevolmente i numeri del proprio esercito, grazie a finanziamenti e campagne di arruolamento. La sede legale della Wagner pare essere in Argentina, ma i campi di addestramento si trovano in Russia, a Krasnodar, in edifici registrati come scuole,  in realtà appartenenti al Ministero della Difesa russo. Secondo stime recenti, i mercenari sarebbero più di 8000, provenienti da quindici Paesi differenti. Sempre dal 2014, i mercenari hanno iniziato ad operare in tutte le zone verso le quali la Russia ha un interesse geopolitico. Basti pensare alle guerre civili in Siria e in Libia, con il supporto rispettivamente del presidente Bashar al-Assad e del generale Khalifa Haftar; oppure all’Africa, il continente in cui la Wagner ha operato di più, dando il proprio supporto ai governi di Sudan, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Centrafricana, Mozambico e Madagascar. Ovviamente, trattandosi di mercenari, il loro intervento costa. E i governi dei sopracitati Paesi, ricchi di risorse naturali, sono in grado di pagare gli aiuti militari esterni molto profumatamente, non solo cash ma anche direttamente con concessioni alla Russia. Un esempio? Il Sudan ha concesso a Mosca il monopolio dell’estrazione dell’oro. 

Jacopo Lupieri

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