Avatar, ultimo fenomeno di celluloide

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 Entriamo in un mondo alieno attraverso gli occhi di Jake Sully, un ex marine costretto a vivere sulla sedia a rotelle. Nonostante il suo handicap, Jake è ancora un combattente. E’ stato reclutato per viaggiare anni luce sino all’avamposto umano su Pandora, dove alcune società stanno estraendo un raro minerale che è la chiave per risolvere la crisi energetica sulla Terra. Poiché l’atmosfera su Pandora è tossica, è stato creato il programma Avatar, in cui i piloti umani collegano le loro coscienze a corpi organici controllati a distanza (avatar) e che possono sopravvivere nell’atmosfera letale. Gli avatar sono ibridi geneticamente sviluppati dal DNA umano unito al DNA dei nativi di Pandora, i Na’vi. Rinato nel suo corpo di avatar, Jake può camminare nuovamente. Gli viene affidata la missione  di infiltrarsi tra i Na’vi che sono diventati l’ostacolo maggiore per l’estrazione del prezioso minerale. Una bellissima donna Na’vi, Neytiri, salva la vita a Jake, lo avvicina alla popolazione, svelandone gli usi e i costumi, e conquista il cuore dell’ex marine.

Il film offre una serie di punti di riflessione, che meriterebbero un approfondimento a parte: il problema ambientale legato allo scriteriato sfruttamento del nostro pianeta, la preservazione della specie, la manipolazione genetica in laboratorio, l’idea più fantascientifica che forse siamo tutti un po’ “avatar”, controllati da qualcosa o da qualcuno al di sopra di ogni nostra comprensione. Il film è fantastico e racchiude tutti gli ingredienti per un meritato gradimento sia di pubblico sia di critica: la lotta fra il bene e il male, la storia d’amore, la difesa del proprio territorio. Anche se non mancano rimandi ad altre insigni americanate di celluloide (Guerre Stellari, Mission, Harry Potter), la trama alla fine conquista, i paesaggi proposti sono da favola, le creature ideate al computer molto credibili. Il film era stato concepito da James Cameron molti anni fa, ma all’epoca non esistevano gli strumenti necessari per attuarlo. Ora, dopo quattro anni di lavorazione ed avvalendosi di effetti speciali di ultima generazione, il risultato è un prodotto cinematografico assolutamente innovativo dove la tecnologia si fonde completamente ed armoniosamente con l’emozione dei personaggi e il flusso della storia.

Ilaria Dosio (2B)

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