QUATTRO BANCHI VUOTI – Un film della 4C

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Quattro banchi vuotiÈ chiamato “Progetto Comenius bilaterale III Liceum di Zamosc (Polonia) – Classe IVC LCE”: si tratta di un Progetto Comenius, con tanto di scambio prolungato (13 giorni noi ora in Polonia e altrettanti loro da noi a Settembre), promosso -e spesato- dall’Unione Europea, a carattere linguistico e storico. Ovviamente, dietro ogni Comenius vi è un progetto che ha come scopo l’approfondimento e l’arricchimento negli ambiti sopracitati: i ragazzi polacchi, che nella loro scuola studiano italiano, acquisiscono una maggior confidenza -e competenza- nella lingua italiana, mentre noi, della classe IV C del Convitto Nazionale Umberto I, stiamo cercando di occuparci del lessico specifico fondamentale nell’ambito della deportazione ed abbiamo trattato in classe (per poi proporla ai nostri amici stranieri) la letteratura memorialistica del dopoguerra; inoltre come tema centrale verrà trattata ed approfondita dagli studenti di entrambe le scuole la storia della seconda guerra mondiale nei due paesi, Italia e Polonia, e la percezione che ne hanno i giovani d’oggi.
Tale progetto ha come finalità la realizzazione di una mostra temporanea a Torino e a Zamosc, che avrà come oggetto il campo di sterminio di Belzec e che sarà poi definitivamente stabilita ed annessa al Museo del campo stesso. Il progetto, e quindi la mostra, sarà da sviluppare in diversi formati, quali supporti cartacei, pannelli espositivi, supporti audio e video.
Così fin da subito ci siamo interrogati su quale fosse il formato che soddisfacesse nel migliore dei modi le nostre esigenze comunicative. La scelta del cortometraggio, per la sua immediatezza espositiva e per lo straordinario coinvolgimento emotivo, è stata unanime. Questo tipo di formato, più di ogni altro e più di quanto potessimo pensare, richiede un grande sforzo collaborativo, molta organizzazione, molto ingegno e creatività. A questo proposito, nonostante tutto il lavoro di preparazione (sceneggiatura e dialoghi, ricerca di location, di musiche e quant’altro), svolto da noi sotto l’occhio vigile della Prof.Nosotti, erano proprio le competenze tecniche in ambito cinematografico a mancare veramente, lacune che solo con la partecipazione del nostro regista Andrea Marietta (Ex Umbertino, ormai laureato) abbiamo potuto colmare.
Abbiamo immaginato come dev’essere stato per uno studente della nostra età entrare in classe, in un qualunque liceo classico torinese del 1938 e trovare diversi banchi vuoti da un giorno all’altro per via delle leggi razziali. Ci siamo così messi nei panni di questa scolaresca torinese, immedesimandoci in ipotetici studenti che dal nulla perdono 4 dei propri compagni. Pertanto, per fare ciò e per rendere il tutto verosimile, è stata necessaria una dettagliata ricerca dei costumi e della storia fascista torinese, partendo dalla lettura di registri scolastici del tempo o documenti relativi alle iscrizioni alle scuole di allora, dai quali abbiamo anche tratto diversi nomi di studenti ebrei; ma soprattutto era essenziale una classe nella quale girare, che fosse la più somigliante possibile ad una classe “tipo” del ventennio , problema che abbiamo fortunatamente risolto grazie al “Museo della scuola e del libro per l’infanzia”, a due passi dal nostro Istituto. L’edifcio era una scuola materna durante il periodo fascista e vi sono conservati preziosi documenti e pezzi storici riguardanti le scuole dell’epoca, tra i quali una classe con banchi originali, calamai, penne e libri compresi. Ne abbiamo approfittato per visitare il Museo ed è stato molto utile per immedesimarci nei personaggi, nonché occasione per apprendere ed osservare la diversa impostazione delle scuole di allora, rigida e precisa, che non lasciava spazio all’autonomia ed all’indipendenza dell’agire e del pensare, proprio in conformità con la politica fascista.
Svolti i preparativi, era ora di mettersi in scena: per molti (quasi tutti direi) è stato un tuffo in un mondo del tutto nuovo, fra riprese, luci, stop,inquadrature, primi piani, piani americani, “state fermi così” e ripetizioni all’infinito delle battute, ma per ognuno di noi è stata una bellissima esperienza, specialmente perché partecipavamo tutti, ed eravamo tutti protagonisti. Infatti ognuno ha recitato la propria parte, difficile e facile a suo modo, ognuno per ciò che poteva dare. Ma nonostante l’improvvisazione degli attori in fasce, l’impegno non è stato lieve e devo dire che il cortometraggio, sebbene sia ancora in fase di montaggio, è stato interpretato meravigliosamente e con passione, proprio com’era nostra intenzione.
Ricordo con vivo piacere alcune scene: la serietà della presentatrice, la cattiveria ed il dispotismo del generale e degli studenti fascisti; ricordo l’innocenza della giovane età degli alunni coinvolti; così mi rendo effettivamente conto di aver vissuto e partecipato, seppur marginalmente, a quegli istanti d’orrore, a quei momenti di terrore nei quali l’umanità ha raggiunto, nella manifestazione massima della sua impotenza, l’abisso dell’oscurità.

Alessandro Burrone (4C)

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