Alzatacce traumatiche o sane dormite?

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Sole, mare, montagna…poi di colpo buio. E ci si ritrova in autunno. Un freddo micidiale con la nostra nemesi ad aspettarci al varco: la scuola. Disperazione, depressione e angoscia iniziano a farsi sentire nell’aria. La lotta comincia, il primo giorno di scuola è alle porte, il lunedì mattina è in agguato con il nostro più acerrimo nemico: la sveglia! Che sia il cellulare, la mamma che urla o il classico orologio da cartone animato col martelletto e le due campane, il risveglio risulta quasi sempre traumatico.
Abituati a tre fantastici mesi di ozio, il nostro cervello è programmato per svegliarsi solo con le “prime” luci del mezzogiorno. Ci si può quindi immaginare facilmente lo choc quando si viene distolti dalla tanto amata fase Rem e si scopre che fuori…è ancora buio!
La prima reazione solitamente è di rifiuto categorico: lo studente medio pronuncia (o quantomeno pensa) una serie di improperi, si mette un cuscino sulla testa e tira manate a caso al comodino per far cessare il fastidioso rumore. I più radicati nelle proprie abitudini fanno orecchie da mercante (…beati loro) e quelli chesi avvalgono di sveglia umana iniziano a mordere e a graffiare, ingaggiando una lotta disperata. I genitori più determinati arrivano a usare vaporizzatori riempiti di acqua gelida (presente il flacone del Vetril?), a spalancare le finestre alle 6 di mattina e , per chi ce l’ha, a sguinzagliare l’animale domestico (possibilmente di grosse dimensioni) sul letto del figlio. Qualche improvvisato musicista ha anche traumatizzato la prole con una strombettata nelle orecchie. Alla fine però, quando genitori e sveglie sono finalmente riusciti nel loro intento, si è ovviamente in ritardo e iniziano le lotte per prendere quel maledettissimo pullman che non arriva mai… o che arriva troppo in fretta e costringe a correre con la tazza del caffè ancora in mano per non perdere la coincidenza. Gli unici che non hanno problemi di risveglio sono quelli che per l’angoscia dovuta alla fine delle vacanze non sono riusciti a chiudere occhio.
I più temerari e cocciuti sono i bambini delle elementari; fino alla fine, benché spesso la loro sorte sia migliore della nostra (entrano a scuola alle otto e mezzo), lottano con risolutezza per riottenere i diritti al sonno che dall’asilo in poi gli vengono sottratti; e quando infine la mamma, dopo aver staccato il figlio dai Puffi e da David Gnomo, riesce a farlo salire in auto, già si deve preparare a una nuova lotta perché il cucciolo si sarà addormentato entro il secondo semaforo.
Forse è questione di abitudine, forse di autocontrollo, ma non si sa come gli adulti riescano sempre a essere a scuola venti minuti prima delle lezioni, quando per certi alunni è già tanto arrivare venti minuti dopo. Una cosa è certa: per nessuno è piacevole svegliarsi prima delle otto del mattino, e non lo diciamo solo noi pigroni, fan sfegatati dei cuscini e delle persiane chiuse. Come non dare ragione a Pascal Dibie, scrittore francese del secolo scorso, che ci ricorda: <<Dividere il tempo secondo una misura oraria, organizzarlo in momenti funzionali ben differenziati, significa dominarlo. Per noi, salariati che non abbiamo mai tempo o che, per meglio dire, abbiamo dato al tempo un valore commerciale, gli orologiai hanno inventato uno strumento terrificante: la sveglia. Tirati giù dal letto, grazie alla scuola, sin dalla tenera età da un trillo lacerante, non sappiamo più che cosa sia non alzarsi all’ora prestabilita e saremmo oggi del tutto incapaci di osare quanto osarono i Sibariti: bandire dalla città i galli e gli artigiani rumorosi, per tema di essere svegliati…>>.
Sorvolando su quegli aspetti che maggiormente traumatizzano la nostre menti “mattiniere”, è bene anche considerare aspetti decisamente più incisivi sulla vita di tutti i giorni. Molti studiosi sono infatti concordi nel dire che le ore di sonno sono strettamente legate alla salute delle persone, in particolare di chi conduce una vita stressante e con poche pause di relax. Durante un convegno tenutosi a Milano nel marzo 2006, gli esperti dell’Associazione Italiana di Medicina del Sonno (Aims) hanno ricordato l’importanza del riposo e delle conseguenze sulla salute del dormire male. Fare le ore piccole troppo spesso può avere serie ripercussioni sul nostro organismo e in particolare sul nostro sistema nervoso, causando deficit notevoli; basti pensare che la mancanza prolungata di ore di sonno porta i riflessi a rallentare fino a raggiungere i livelli tipici di una persona ubriaca (!) e può inoltre contribuire alla comparsa di problemi metabolici o psichiatrici come la depressione. Prevenire dunque è meglio che curare (soprattutto in questi casi). “Alzatacce” a parte, sarebbe pertanto consigliato (per quel che è possibile) il riposo, evitando di sfruttare, come abitualmente fanno in molti, le ore di studio per una sana e risanante dormita! La mancanza di sonno, paradossalmente, riduce drasticamente la plasticità del cervello, rendendolo meno incline ad apprendere e ad adattarsi a nuove situazioni. Chissà che non si riesca allora a tenere conto di questo per chiudere un occhio su qualche ritardo!

Eugenia Beccalli (2F)

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