Dal Sessantotto al Sessintutto

Tempo di lettura: 3 min

young lovers kiss1968. Vietato vietare. Basta con l’oppressione sessuale da parte della Chiesa, sì a un sesso a fini non riproduttivi. Basta con una dinamica “lei schiava, lui padrone”, sì all’emancipazione femminile. Basta coi tabù sul genere e sull’orientamento sessuale, la normalità è arcobaleno.

2020. La Rivoluzione sessuale ha trionfato. Siamo liberi dalla morale cattolica, liberi dalle costrizioni sociali, liberi dai codici di comportamento. Liberi. O forse no.

La rivoluzione sessuale si proponeva come una rivoluzione libertaria e “socialista”, e ha certamente vinto battaglie importanti come l’introduzione del divorzio, l’abrogazione del delitto d’onore e del matrimonio riparatore, la normalizzazione della contraccezione e della pillola, la legalizzazione dell’aborto e l’accettazione di forme alternative di sessualità. Eppure è stata persa la guerra. Quella per la libertà. Il sesso è stato sdoganato, non c’è dubbio. Ma siamo sicuri che questo ci renda più “liberi”? Che questo ci permetta di “poter decidere”? Possiamo davvero dire di non dover seguire più codici sociali? Di non essere, consciamente o inconsciamente, condizionati nelle nostre scelte?

Una rivoluzione “socialista” si è concretizzata in un mondo capitalistico. Le dinamiche di mercato hanno soffocato la sua vera natura e ora il sesso non è che questo: un bene di consumo, una pubblicità efficace. Uomini e donne oggetto compaiono mezzi nudi su cartelloni pubblicitari, programmi TV, riviste. Siamo bombardati da allusioni sessuali, continuamente.

Viviamo in un’epoca in cui il sesso ha smesso di essere un tabù, ma paradossalmente il “non farlo” lo è. Una sorta di requisito sociale. Sfigato. Suora. Gay. Frigida. Devi farlo. Prima che puoi. Con più persone possibili. Il sesso è un’attività ricreativa, mossa dall’istinto animale, dalla noia a volte, ma niente di più. È un bene di consumo. E allora consuma! Consumati! Raggiungilo. Raggiungi il tuo orgasmo. Persegui il tuo piacere. Soddisfa le tue voglie. Bigotto, se ancora credi che il sesso non si possa scindere dall’amore. È tutto relativo, tutto ingiudicabile.

Eppure, almeno per adesso, il relativismo morale non ha portato a nulla, se non a un individualismo logorante. Che ci mangia da dentro, ci lascia vuoti. Convinti di essere liberi, in realtà siamo alla ricerca continua di qualcosa che possa colmare il nostro vuoto. A volte crediamo che questo “qualcosa” si possa trovare in un rapporto, ma non è così. Erich Fromm, 60 anni fa, scriveva che “l’atto sessuale, senza amore, non riempie mai il baratro che divide due creature umane” ed è un’affermazione senza tempo. Il nostro vuoto non può essere colmato da un orgasmo; anzi, il sesso senza dimensione di dono non farà che allargare il baratro di solitudine in cui ci troviamo.

Credevamo di esserci liberati, in realtà abbiamo solo cambiato gabbia. Caparezza in una sua canzone famosa, Sessintutto, canta che “la piaga dell’uomo moderno è passare le notti con gli occhi sullo schermo per diventare adulto con un ‘click’ su confermo”. La porn-addiction è una piaga dilagante nella nostra società, uomini e donne arrivano a visionare materiale pornografico anche per 10-12 ore consecutive, masturbandosi compulsivamente e isolandosi dalla realtà. Come possiamo definirci “liberi” se siamo schiavi delle nostre pulsioni sessuali? Inoltre, i siti pornografici sono accessibili a chiunque abbia un dispositivo in mano, e così troppo spesso la visione di filmati pornografici inizia nella prima adolescenza, soprattutto per i maschi, e questo compromette senza dubbio la loro crescita emotiva. Per contrastare il fenomeno della pornografia tra i ragazzini, a scuola, fin dagli ultimi anni delle elementari, vengono proposti laboratori di sessualità. A 12 anni viene mostrato ai bambini come mettere un preservativo, viene loro spiegato cos’è il sesso orale…

Nessuno vuole negare il piacere legato all’atto sessuale, né tantomeno proporre una visione rigida e soffocante. Questo significherebbe regredire, tornare indietro. Il sesso non deve essere un tabù. Però è necessario inquadrarlo all’interno di solidi valori morali. Bisogna educare prima di tutto all’affettività, condicio sine qua non per vivere la propria sessualità in modo consapevole. E a sua volta l’affetto non può esistere “senza un minimo di rispetto”, come canta Eugenio Finardi. Il rispetto. Insegniamo questo ai bambini nelle scuole, per imparare a mettere un preservativo avranno tempo. La pornografia di oggi mostra immagini violente, dove l’altro non è che un oggetto del proprio piacere. Contrastiamo questa cultura della violenza e dell’individualismo. Non c’è libertà senza rispetto, dell’altro e di se stessi. Rispettare deriva dal latino respicere(guardare), significa quindi “vedere l’altra persona per com’è, conoscerne la vera individualità” (Erich Fromm, L’arte di amare). Usciamo dalla nostra dimensione individualista, il sesso si fa in 2. Due persone. Ognuna con le sue caratteristiche. Il sesso è donare, donarsi. È la più alta espressione d’amore.

Alice Zanola

293350cookie-checkDal Sessantotto al Sessintutto