Democrisìa

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DemocrisìaTerminato lo spoglio elettorale, i pronostici delle scorse settimane sono stati grossomodo confermati, con la vittoria della coalizione di centrodestra che raccoglie il 44% dei consensi assicurandosi la maggioranza assoluta alla Camera e al Senato, e con Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni in testa alle classifiche con il 26% dei voti. Giorgia si afferma quindi come primo premier donna in Italia, un grande risultato data la battaglia portata avanti nelle istituzioni sulla parità tra i sessi. Un grande risultato per una donna senza dubbio intelligente e determinata, le cui posizioni possono essere più o meno condivisibili, ma che fin da giovanissima ha fatto della politica lo scopo della sua vita, e che è arrivata al governo con le proprie forze, senza opportunismo e senza leccare i piedi a nessuno. Eppure, nessuno pare festeggiare un risultato così importante. Al contrario, non hanno tardato ad arrivare polemiche, alcune davvero vergognose, sui risultati elettorali, dall’Italia e dall’estero. Polemiche deliranti che sembrano pronosticare la fine imminente della democrazia, l’abolizione dei diritti umani se non addirittura un ritorno al Fascismo. Perché, si sa, la democrazia è tale solo e soltanto quando a vincere è la sinistra, e le donne al governo le vogliamo tutti, certo, ma solo se al patriottismo preferiscono i rasta, altrimenti mica sono vere donne, sono schiave del patriarcato. La situazione attuale è una prova tangibile dell’ipocrisia di certi sedicenti democratici che, credendosi privilegiati e superiori, si sentono estremamente contrariati dal fatto che un’elezione democratica non abbia portato il risultato da loro sperato. Una situazione che per certi versi ricorda le proteste seguite alle elezioni americane del 2016 vinte da Donald Trump, anche se fortunatamente con toni molto meno incandescenti.

Paragonare al Fascismo il partito che ha guadagnato più consensi tra gli elettori non solo è anacronistico, ma è totalmente sbagliato. Essendo il Fascismo un’ideologia di stampo totalitarista, che prevedeva, tra le altre cose, la statalizzazione dei beni, il sovranismo, la censura e un regime dittatoriale, è ridicolo appiccicarne la famigerata etichetta ad un partito sì, di centrodestra e conservatore, ma democraticamente eletto, atlantista, liberale e che include tra i punti del suo programma elettorale il contrasto alla “censura arbitraria dei social network” e la “garanzia del rispetto della libera manifestazione del pensiero da parte delle grandi piattaforme di comunicazione”, nonché il “sostegno di percorsi di emancipazione dagli stereotipi culturali che vedono la donna in condizione di subalternità”, il “contrasto ad ogni forma di discriminazione basata sulle scelte sessuali” e il “mantenimento della legge sulle unioni civili”. Il semplice fatto che il Partito Fascista fosse conservatore, e che Fratelli d’Italia sia un partito conservatore, non implica che quest’ultimo sia un partito di stampo fascista. Un ragionamento che affermasse ciò, assumendo vera la proposizione che si intende dimostrare, sarebbe un ottimo esempio di un ben noto errore di logica che prende il nome di falso sillogismo, e chiunque abbia familiarità con Aristotele, o in alternativa con cenni di teoria degli insiemi e logica proposizionale, potrà verificarlo di persona. Oltretutto, essendo la ricostituzione del Partito Fascista illegale in Italia per via della legge Scelba, la presenza del simbolo di un partito fascista sulla scheda elettorale sarebbe, de-facto, impossibile.

La rievocazione degli estremismi del passato è uno strumento utile alla propaganda e lotta politica di oggi, questo la sinistra lo sa bene, ed avendo il controllo di buona parte dei media nazionali, con una netta maggioranza di esponenti, direttori e giornalisti della stampa italiana apertamente di sinistra, ha usato il suo potere a scopi che potremmo definire terroristici, usando lo spauracchio fascista e parlando con tinte fosche della famigerata “ombra nera”, e pronosticando, come ha fatto anche Enrico Letta durante interviste sui media esteri, una sorta di apocalisse nel caso in cui il centrodestra avesse vinto in Italia. La stessa stampa che, come chi non ha memoria breve ricorderà, qualche anno addietro dipingeva l’ex-leader dei Laburisti Inglesi Jeremy Corbyn, non solo portatore di ideologie di estrema sinistra di ispirazione Stalinista ma anche accusato di antisemitismo, come un “modello da seguire”. Pare che, in base al colore politico, l’estremismo possa essere tollerato da una parte, mentre dall’altra qualunque posizione possa essere storpiata, estremizzata e delegittimata. Giocando in questo modo ai “partigiani del terzo millennio” e agli “antifascisti fuori tempo”, e mancando di imparzialità, i media e la stampa non solo perdono credibilità davanti ai cittadini, ma infangano la reputazione del Paese anche all’estero, fatto che ha costretto ad esempio l’ex-premier Mario Draghi a viaggiare negli Stati Uniti per offrire rassicurazioni circa la situazione presente e sui piani futuri dell’Italia, e che ha probabilmente ispirato dichiarazioni a dir poco vergognose come quella della von der Leyen poco prima delle elezioni (a nulla valgono le pubbliche scuse poste in seguito dalla stessa).

La vittoria del centrodestra e il ritorno di sentimenti conservatori, non solo in Italia ma anche in altre nazioni come ad esempio la Svezia, è da leggersi come una reazione naturale agli eccessi di un certo progressismo globalista woke in voga nella cultura di massa, soprattutto tra i giovanissimi e che trova nella propaganda sui social media il maggior canale di diffusione e di reclutamento di adolescenti impressionabili. Un movimento, o meglio una tendenza, che sulla carta dichiara di desiderare una società libera, equa, unita e giusta, ma che nei fatti, come scrive ad esempio Federico Rampini nel suo libro “Suicidio Occidentale” (Mondadori, 2022), mira a criminalizzare e censurare qualunque punto di vista che non aderisca al pensiero unico politicamente corretto, a delegittimare la storia della cultura e civiltà occidentali e ad istituire una società “arcobaleno” iperprotetta nella quale sia proibito turbare la serenità emotiva e i sentimenti altrui, e nella quale soltanto le minoranze etniche e sessuali abbiano diritti da far valere, e nessun dovere da rispettare, con conseguenze ideologiche e pratiche al di là di ogni logica e ragionevolezza. Una tendenza responsabile, ad esempio, dell’incapacità delle nuove generazioni di affrontare qualunque tipo di avversità o turbamento dovuto allo scontro con un’opinione anche fortemente diversa, dei tagli alla giustizia negli Stati Uniti (con conseguente aumento della criminalità) e dell’abolizione in alcune università americane di determinati corsi di Storia e Arte occidentali definiti “troppo maschili, eterosessuali e bianchi” e “non inclusivi”, nonché, per tornare nella nostra Nazione, di orribili storpiature della lingua che Dante Alighieri ci ha insegnato e di una certa malleabilità nei confronti di azioni criminali quando compiute da persone con determinate caratteristiche demografiche, in nome di una fantomatica inclusività. Una tendenza che pare possedere tratti tutt’altro che appartenenti all’idea di libertà, e che sembra più improntata all’autodistruzione che a qualunque altra cosa. Una tendenza estremista che, giustamente, spaventa, anche a causa della preoccupante mole di consensi che riceve, e che spinge ora molte persone a votare sempre più a destra come segno di una strenua resistenza. Un estremismo ideologico che di fatto sta ottenendo il risultato diametralmente opposto a quello desiderato.

Vuol questo dire che la posizione di Fratelli d’Italia è perfetta? No, assolutamente no, nulla lo è e per questo ci saranno sempre aspetti che non tutti condivideranno. Vuol dire però che è la reazione naturale al periodo storico che stiamo vivendo, e soprattutto vuol dire che, oggi, gli Italiani vogliono un governo di centrodestra, e che il governo che l’Italia ha oggi è legittimato dal voto dei cittadini, o dei pochi di loro che hanno votato. Un altro dato allarmante è infatti l’astensionismo, giunto in questa occasione ai massimi storici, segno di una importante e crescente sfiducia nelle istituzioni causata anche e senz’altro da scelte sbagliate compiute dai governi precedenti, e che tuttavia delegittima tutta una serie di critiche mosse alla situazione politica in cui versa il Paese. Chi rifiuta il diritto di esprimere una preferenza in cabina elettorale, dovrebbe accettare di precludersi quello di giudicare le scelte del governo sulla cui elezione non ha influito.

Augurare alla Meloni, come alcuni sembrano fare, di rovinare l’Italia per “farla vedere a chi l’ha eletta” è un atteggiamento estremamente infantile. In questa situazione si sta parlando del futuro del Paese, oltretutto in un periodo storicamente difficile e caratterizzato da forti tensioni internazionali, non del risultato di una partita di pallone in cui gioca la propria squadra preferita. Desiderare che il governo rovini il proprio Paese è come desiderare che il proprio tassista causi un grave incidente mentre si è a bordo della vettura. Commenti del genere, che spopolano sui social network, sono sullo stesso livello di quelli di chi, non avendo la capacità intellettuale per dissentire civilmente con il governo vigente usando argomentazioni logiche, si limita a pubblicare a ripetizione memes che ritraggono la nuova premier in momenti di concitazione, corredati da insulti sessisti o sul suo aspetto fisico, dimenticandosi che fino al giorno prima il leitmotiv dei loro post era l’opposizione al sessismo e al bodyshaming. I commenti e le discussioni sui social media hanno senza dubbio un peso nettamente inferiore alle dichiarazioni ufficiali di esponenti delle maggiori entità nazionali e internazionali (e non mancano, tra queste, i complimenti a Giorgia Meloni, come ad esempio quelli della premier britannica Liz Truss), tuttavia, essendo oggi i social media il mezzo più utilizzato (purtroppo?) per la diffusione di informazioni e del pensiero, essi offrono uno spaccato piuttosto attendibile della società. Una società in cui le persone sembrano diventare sempre più votate al fanatismo, pronte a seguire trend, ripetere slogan, gridare e giustificare le loro ideologie esclusivamente sulla base di stati emotivi alterati e fuori controllo, e sempre meno propense al rispetto, al dialogo, e soprattutto sempre più incapaci di ragionare logicamente ed esprimere un pensiero coerente. Situazione, questa, sfruttata al massimo anche da esponenti nel mondo dello spettacolo e influencers, le cui grottesche dichiarazioni e posizioni, quasi sempre espresse tramite banali e semplicistiche frasi ad effetto e quasi mai supportate logicamente (da Elodie che paragona la Meloni a un “uomo del 1922”, a Francesca Michielin che parla di “resistenza” dopo i risultati elettorali), vengono sfruttate e strumentalizzate dall’establishment come mezzo ulteriore di propaganda. Le celebrità che dichiarano di non aver intenzione di addentrarsi in questioni politiche, invece, si beccano puntualmente l’epiteto di fascisti (si pensi, a questo proposito, alle accuse recentemente mosse contro Laura Pausini per non aver voluto cantare “Bella Ciao”, una canzone di fatto estremamente politica e oltremodo strumentalizzata dalla sinistra odierna).

Un’altra situazione grottesca e ben più grave si è verificata al Liceo Manzoni di Milano, occupato dagli studenti come protesta non contro un atto sgradito da parte del governo, ma contro gli stessi risultati elettorali, prima ancora che il nuovo governo abbia avuto il tempo di mettere in pratica alcuna azione concreta. Un’iniziativa vergognosa e antidemocratica, il cui unico risultato è quello di perdere ore di lezione durante le quali i giovani avrebbero potuto approfondire, ad esempio, le realtà storiche di Fascismo e Nazismo per comprenderne l’incompatibilità con la situazione attuale, oltre che i crimini altrettanto efferati perpetrati da altre ideologie estremiste di diverso colore che oggi ricevono attenzione e giudizio in misura nettamente inferiore ed edulcorata. Può essere assolutamente comprensibile il disappunto per l’elezione di un governo in cui non ci si rispecchia, tuttavia la democrazia non va sempre come vuole il singolo, ci vuole la maturità per accettarlo, e per rispettare chi non la pensa come noi. Protestare contro il risultato di elezioni democratiche significa protestare contro la democrazia stessa e delegittimare il governo eletto, e questo sì, è da fascisti.

Indipendentemente da quale preferenza si abbia espresso in cabina elettorale, e indipendentemente da alcune posizioni ideologiche del nuovo governo con cui io mi trovo in netto disaccordo, complimenti a Giorgia Meloni, prima donna premier d’Italia, per l’importante risultato ottenuto, e augurandole di fare del proprio meglio durante i prossimi anni in cui terrà le redini del nostro Paese.

Francesco Fronte

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