“L’albero delle noci” è una canzone di Brunori Sas che ha debuttato alla 75esima edizione del Festival di Sanremo, arrivando terza in classifica. Il cantautore ha dedicato questo brano a sua figlia, ed esplora le difficoltà e le paure che ha dovuto affrontare diventando padre.
Il testo si presenta col verso: “Sono cresciute veloci le foglie sull’albero delle noci”, metafora del tempo che scorre rapido. Inoltre rappresenta i ricordi del cantante che ha sempre vissuto nella campagna calabrese. L’autore parla delle paure e delle incertezze dell’essere padre e del nuovo tipo di amore che comincia a provare. E i versi rendono bene l’idea: “Che tutto questo amore io non lo posso sostenere, perché conosco benissimo le dimensioni del mio cuore”. Brunori quindi spiega che non è sicuro di riuscire a esprimere il profondo sentimento nei confronti di sua figlia. Con il passare del tempo, vivendo questo nuovo amore, capisce come poterla amare e, perciò, la sua percezione cambia: si nota nell’ultimo ritornello “E tutta questa felicità forse la posso sostenere, perché è cambiata l’architettura e le proporzioni del mio cuore, e posso navigare sotto una nuova stella polare”.
La canzone è scritta bene, la sintassi non presenta i tipici errori del parlato e il suo lessico è ricco di termini tecnici o settoriali, alcuni di ambito amministrativo come “ragioniere” o “partita doppia”; altri di ambito architettonico come “architettura” o “dimensioni”; per non parlare poi delle similitudini e delle metafore, a partire dallo stesso titolo.
Il tutto condito da una certa intertestualità decisamente colta. In alcuni versi il cantautore fa riferimento ai testi biblici del Nuovo e dell’Antico Testamento, come nel passaggio: “E le persone buone portano in testa corone di spine / Ed ho imparato sin da bambino la differenza fra il sangue e il vino / E che una vita si può spezzare per un pezzetto di carne o di pane […] / Perché conosco il sogno del faraone 7 Le vacche grasse e le vacche magre”.
Una canzone importante e costruita a regola d’arte, insomma; nella quale le prime strofe si riferiscono ai sacrifici e agli insegnamenti della povera gente che hanno influenzato la sua infanzia; le ultime, invece, alle paure causate dal fatto che non potremo mai sapere cosa il futuro ci riserva. Una canzone davvero toccante, perché parla di un amore solitamente meno trattato in ambito musicale, quello paterno.
Maddalena Ventrella, Lucrezia Pia, Margherita Cioffo, Antonia Cilione, Giovanni Fasano