Apro il quaderno, prendo un foglio: devo scrivere un tema. Non ne ho proprio voglia, quindi metto le cuffie, perché si dice che la musica ispiri. So che in realtà lo faccio solo per ritardare il momento in cui inizierò a scrivere. Così mentre fisso il foglio la mente vaga per conto suo. Penso alle cuffie che ho nelle orecchie, chissà come fanno a produrre musica senza cavo, se devo dirla tutta non so nemmeno come producano musica quelle con il cavo, dovrò chiederlo a babbo stasera a cena. La canzone che stavo ascoltando finisce e inizia la successiva, riportandomi al foglio che stavo guardando. Guardo l’ora, sono le 14.30, tra mezz’ora inizia il Gran Premio che da tutta la settimana aspetto di guardare. Devo stare qui solo altri 30 minuti prima di avere una scusa che convinca me stessa ad alzarmi. Penso a Jeddah, la città in cui si terrà il gran premio. Dov’è già che si trova? So ch’è in Medio Oriente ma non ricordo in che Stato, forse in Arabia Saudita o magari in Qatar o addirittura negli Emirati Arabi. Che poi tanto sono tutti uguali con i loro sceicchi e le loro petroliere. Arrivo alla conclusione che Jeddah si trovi in Arabia Saudita perché in Qatar c’è Doha e negli Emirati Arabi ci sono Abu Dhabi e Dubai. Però ora mi viene un dubbio: qual è la differenza tra Emirati Arabi e l’Arabia Saudita? Allungo istintivamente la mano per cercare il telefono, non è in tasca… ricordo di averlo lasciato a caricare perchè erano diversi giorni che non lo facevo. Menomale che ho il computer a portata di mano per risolvere i miei dubbi. Lo accendo e apro Google, quando mi ricordo che devo scrivere il tema, esito un attimo; ma sì, il tema può aspettare, visto che ormai non riesco più a togliermi la domanda dalla testa. Mentre scrivo sulla barra di ricerca, penso a quanto nerd una domanda del genere possa essere, eppure continuo, finisco di scrivere e invio. Una marea di articoli ricopre la schermata. Ma vedi che allora sti dubbi non vengono solo a me! Ne scelgo uno che mi sembra affidabile e inizio a leggerlo. Arrivo alla fine e, fiera di quello che ho imparato, chiudo il computer. Torno al foglio bianco, cerco di convincermi che è solo un tema e che ce la posso fare. Da un lato voglio scriverlo bene, impegnandomi, cercando di migliorare le mie capacità… scrittive? Si dice così? Sì, ne ho bisogno, anche perché ho scelto il classico per un motivo. D’altro canto l’AI può fare la stessa cosa in un terzo del tempo. Ma va, meno: in un millesimo del tempo. Respiro, appoggio la penna sul foglio “Dove vai?” disse il nonno. Penso alle virgolette che ho aperto e chiuso, e sorrido. Mi ricordo di come, sulla tastiera, c’è un tasto unico per la virgoletta che apre e quella che chiude, mi sono sempre chiesta come faccia il computer a capire quale delle due voglio quando premo il pulsante delle virgolette. Sto per aprire il computer, per risolvere quest’altro dubbio, quando qualcuno bussa alla porta. I miei pensieri dovranno aspettare. Mi alzo e vado ad aprire, proprio l’uomo che stavo cercando! Entra e si mette a sistemare la bicicletta mentre io torno a sedermi. Mi ricordo che dovevo chiedergli qualcosa, ma non ricordo cosa. Inizio a pensarci su… le cuffie…, sì, c’entrano le cuffie. Come funzionano le cuffie? Ecco cosa dovevo chiedergli. Mi giro per domandarglielo ma mi sta già salutando, dicendo che torna tra un po’, va solo a fare un giro in bici. Io annuisco e torno al mio foglio, ho perso l’occasione per chiederglielo, dovrò aspettare stasera. Mi ricordo che la prof mi deve interrogare di matematica. Guardo l’ora, 14:58. Meglio mettere a posto così vado a guardare il Gran Premio. Mentre rimetto le cose nello zaino, guardo il foglio praticamente bianco sul quale avrei dovuto scrivere il tema e mi consolo pensando che, anche se non l’ho scritto, ho comunque imparato cose nuove, leggermente inutili, ma almeno aumento la mia cultura generale, no? Ma certo, dirò questo alla prof, lunedì, come scusa per non aver fatto i compiti.
Beatrice Martini
